Tabagismo & PFC
 
 GEA-News  n. 14 - LUGLIO 2000
  In collaborazione e con il patrocinio della SITAB (Societa' Italiana di Tabaccologia)
  Distribuzione: 1.147 copie
  Collaborano a questo numero: Valentina Sciubba, Domenico Enea, Piero Caporali
  Marco Ramadori, Vincenzo Masullo, Marco Menna.
  Direttore: Giacomo Mangiaracina  Mailing-List: Vito Rallo
 
Sommario

1.   EDITORIALE: xxxx - di G.Mangiaracina
2.   Fumatori allegri: c'è il filtro cattura-scorie  da La Repubblica
3.   Inglesi, non ci inquinate l'Italiano  di Bruce Jhonston
4.   Medici e Tabacco: la Grande Sfida di David Simpson
5.   Contro il fumo difendo il profumo  di Edoardo Raspelli (L'Espresso)
6.   Parte l'ambulatorio Tabagismo al San Filippo di Roma
7.   Rimborsabilità dei farmaci antifumo. All'estero si fa.
8.   SERT di Arezzo: ci siamo anche noi  di P. Dimauro
9.   Finché c'è fame c'è speranza  di D. Ferraro
10. Solidarietà svizzera al Ministro Veronesi  di A.Polli
11. Esulta Big Tobacco: potranno sponsorizzare senza problemi

 
1. EDITORIALE: Xxxxx
di GIACOMO MANGIARACINA
 
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2. Fumatori allegri: c'è il filtro cattura-scorie
La Repubblica - 26/Jun/2000
ROMA - E' un filtro bilogico ''cattura scorie'', in grado di ridurre fino al 90% i danni del fumo da sigaretta. E' stato inventato in Grecia, ma prodotto e testato in Italia. Grazie a una proteina cristallizzata, riesce a trattenere il 40% delle sostanze cancerogene (prime fra tutte le nitrosammine), il 70% dei radicali liberi e il 55% degli ossidi contenuti nelle 'biondè. Il ''Biological-filter'', arriverà nelle nostre tabaccherie fra una decina di giorni. Il filtro, messo a punto nel '94 da Giorgio Delikonstantinos, fisiologo dell'Università di Atene e già in commercio in diversi paesi, si comporta come fosse un ''polmone artificiale''. Nel nostro organismo infatti - hanno spiegato gli esperti - l'inalazione dei prodotti della combustione causa i processi più dannosi attraverso la reazione con l'emoglobina che si determina nel tessuto polmonare.
 
Commento:
[Molto prudentemente non si parla di Nicotina. Per la dipendenza da tabacco non esiste un livello di sicurezza riferito alla quantità minima di sigarette fumate. Individui particolarmente predisposti ai tumori potrebbero incrementare il rischio di tumore anche con una sola sigaretta al giorno. La sigaretta che non fa male perciò è sempre quella che non si fuma.]
 

3. Inglesi, non ci inquinate l'Italiano
di BRUCE JHONSTON
I membri del Parlamento italiano avrebbero lanciato una campagna contro le frasi inglesi che stanno invadendo l’integrità della cultura e della lingua. Il problema non è tanto quello delle parole quanto di una sintassi inglese che i politici ammettono stia uccidendo l’Italiano privandolo delle sue caratteristiche lessicali. Gli esempi  si vedono negli aeroporti e nelle banche dove appositi cartelli avvisano “Grazie per non fumare” anziché “Grazie per non aver fumato”.
Saverio Vertone, uno dei firmatari di un Manifesto in difesa dell’Italiano presentato in Parlamento ha detto questo in merito ai cartelli: “Si tratta di traduzioni letterarie di “Thank you for not smoking” ma in italiano non si potrà mai dire, è un errore. Vertone insiste sul fatto che la campagna non ha niente a che vedere con la battaglia francese contro le parole inglesi, e che l’insistenza dei francesi a chiamare il computer “ordinateur” sembra proprio eccessiva.
(Fonte: Electronic Telegraph, Saturday, 6/10/00)
 

4. Medici e Tabacco: la Grande Sfida
di DAVID SIMPSON
Il tabacco è il principale killer in Europa. Ogni anno nell'Unione Europea più di un milione e mezzo di persone muoiono per effetto del fumo di tabacco. In tutta la regione europea, le sigarette provocano 1,2 milioni di decessi ogni anno, uno su sei di tutti i decessi. A meno che non si intervenga con urgenza, entro il 2020 i derivati del tabacco uccideranno ogni anno 2 milioni di europei.
Ogni giorno, i medici europei si trovano faccia a faccia con la sofferenza e le tragedie causate dal tabacco. I medici e le associazioni mediche hanno un'opportunità senza pari per aiutare nella lotta contro il tabacco - la più importante questione sanitaria pubblica del nostro tempo. I medici godono di credibilità e rispetto quando consigliano i pazienti a proposito della loro salute, quando informano il pubblico e quando esprimono il loro parere su questioni di politica sanitaria.
"I Medici ed il Tabacco" è stato commissionato dal Centro di Risorse per il Controllo del Tabacco, presso la British Medical Association, per creare un manuale di azione destinato ai medici ed alle associazioni mediche di tutta Europa. Questa guida concisa contiene tutte le informazioni necessarie per assistere ed incoraggiare i medici ad adottare iniziative decisive per combattere il tabacco, incluse informazioni su:
· Gli effetti del tabacco sulla salute
· I ruoli e le responsabilità dei medici nel controllo del tabacco
· Come smettere di fumare
· Iniziative per le associazioni mediche
· Iniziative a livello locale
· Politica di controllo del tabacco
Sebbene questo manuale sia stato commissionato particolarmente per le organizzazioni mediche nazionali ed i medici europei, i principi e le raccomandazioni in esso contenuti hanno rilevanza globale. Essi saranno validi anche per altri operatori sanitari - inclusi infermieri, personale paramedico ed educatori sanitari - e per le relative associazioni professionali. Questa guida può, inoltre, rivelarsi utile per i fautori ed i sostenitori delle politiche sanitarie, specialmente coloro che sono impegnati nella lotta contro il tabacco.
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Nota:
"I Medici e il Tabacco" è edito in inglese, francese, tedesco, italiano, portoghese e spagnolo. È distribuito da BMJ Bookshop (e-mail: orders@bmjbookshop.com; Fax: +44 207 383 6455). Il testo completo è disponibile via internet sul sito: http://www.tobacco-control.org/ Per ulteriori informazioni contattare il Centro di Risorse per il Controllo del Tabacco (e-mail: tcrc@bma.org.uk; Tel: +44 207 383 6754; Fax: +44 207 383 6233).
 

5. Contro il fumo, difendo il profumo
di Edoardo Raspelli  (L'Espresso - 1 giugno 2000)
 
Nella bomboniera ovattata, nella stube tutta di legno di Pichler, a Rio di Pusteria, ho perso la pazienza per la prima volta. Dopo aver sopportato un sigaro dietro l’altro da parte di una tavolata di lingua tedesca, ho regalato ai maschi tabagisti, togliendoli dalla mia bottiglia, due ampi calici di un grande rosso austriaco che accompagnava il mio piccione: «Questi sono sicuramente meglio dei vostri sigari», ho detto sorridente porgendoglieli. Il dono è stato gradito, il vino è stato bevuto e i sigari riposti. Qualche giorno fa, al Taulà di Bormio, mi sono ripetuto: a una coppia di mezza età che scambiava tenerezze tra una nuvola nera di un sigaro e l’altra, sotto la bassa volta a mattoni, coppia cui il patron aveva chiesto di smettere, ho regalato, alla fine del loro pranzo, una bottiglia di Moscato d’Asti. Il ristorante, due porzioni di dolce: i fumatori si sono buttati sui bicchieri e sui piatti, hanno smesso di fumare e io ho mangiato in santa pace. Già, ma non posso girare il mondo a regalare calici e bottiglie per poter gustare sapori e profumi di piatti e bicchieri. Non posso continuare a distribuire doni per far spegnere, senza litigate o insulti, sigaretti, sigari e pipe che, nel mezzo di una sala ristorante, travolgono con il loro olezzo ogni cosa (il tenue afrore di un rametto di fresia, il tocco gentile di un petalo di rosa) e che, soprattutto, squarciano, distruggono, seppelliscono la soavità di un tonno appena scottato, la lievità di una fetta di carne cruda piemontese, il profumo di un agnolotto, la forza, ma sì, anche quella, di una pizza con le acciughe o l’acidula saporosità di una tazzina di caviale. Mi sono ripromesso di far stampare dei biglietti da visita un po’ originali, con da una parte il mio nome e dall’altra una domanda: «Mentre lei fuma, do fastidio se mangio?». Non ho avuto ancora il coraggio di stamparli e di mettermi a distribuirli ai tavoli dove tangheri e tanghere accendono puzze appena seduti al tavolo.
Povero professor Veronesi, povero oncologo, povero neo ministro che, davanti alla scelta di proibire veramente il fumo, tra l’altro al ristorante, si è visto contro non solo la lobby della Fipe, ma si è dovuto sorbire anche il dileggio, in Consiglio dei ministri, del collega Visco e addirittura un articolo sulla “Stampa” di Mina che dal suo rifugio svizzero ci tempesta con i suoi commenti sulle cose d’Italia, in questo caso un’acida astiosa scomposta colonna contro i divieti del fumo. Bisogna ricordare che il fumo uccide anche il profumo?
Io ricordo bene i piatti di Aimo e Nadia, le leccornie del San Martino di Treviglio, quelle di Ezio alle Scalette di Roma, assassinate da sigarette e sigari. Non ne posso più di cercare tra grigie asfissianti volute i profumi dimenticati, anche quelli più semplici, del tovagliolo pulito e ben lavato, della vaniglia che esce dalla cucina, del peperone del grande rosso. È ora di dire basta: ancora prima che si avveri quello che Umberto Veronesi chiede.
Chiedo che da subito al ristorante sia vietato fumare, e lo chiedo alla ristorazione, in primis a quella di classe. Chiedo che vietino di fumare ai ristoratori e ai cuochi che hanno sudato e lavorato per anni, che ogni giorno faticano in sala e ai fornelli per regalarci aromi, gusti e profumi: difendete il vostro lavoro. Vietate il fumo nei vostri ristoranti. Scrivetemi a “L’Espresso” (00198, Roma, via Po n.12). Mandatemi la vostra adesione alla mia casella elettronica (raspelli@tin.it).
 
L'elenco dei ristoranti che vietano le sigarette sarà pubblicato sulle pagine de L'Espresso, sempre aggiornato.
 

6. Parte l'ambulatorio Tabagismo al San Filippo di Roma
E' stato inaugurato sabato 24 giugno l'ambulatorio tabagismo a cura del servizio di Pneumologia del San Filippo Neri a Roma. Responsabile, il Dott. Stefano Cademartori (giocade@tin.it). L'ambulatorio si occupera' della diagnosi precoce delle malattie respiratorie nei fumatori e del trattamento del tabagismo con metodi integrati. L'approccio comportamentale gruppale sara' curato da GEA.
 

7.  Rimborsabilità dei farmaci antifumo. All'estero si fa.
La Prevenzione dei Fattori di Rischio e la Questione della Rimborsabilità
Il punto di vista del Servizio Sanitario Nazionale, ed in particolare dell’organismo deputato alla valutazione dell’efficacia, della sicurezza e della economicità dei farmaci, la Commissione Unica del Farmaco, è solidale con la Società nel riconoscere l’assistenza farmaceutica come un diritto acquisito dal cittadino. Solidale con la cura, solidale con alcune forme di prevenzione ma non con tutte, sebbene di queste si sia dimostrata l’efficacia nel prevenire patologie invalidanti e onerose per la società.
Per quanto sia ufficialmente entrata nel gergo dei tecnici professionisti sanitari, decisori ed erogatori dell’assistenza, la farmacoeconomia stenta ancora ad essere utilizzata per razionalizzare l’uso delle risorse medico assistenziali nel contesto dell’intero processo sanitario. Vero è che in alcuni casi è più semplice identificare il farmaco come un investimento da affrontare  e non come un costo da subire, per prevenire l’uso di risorse più onerose, i ricoveri ospedalieri, in RSA o case famiglia, le giornate di terapia intensiva, il day hospital sino alle visite specialistiche ambulatoriali. Questi vantaggi economici in termini di  risparmio sulle conseguenze sono stati dimostrati anche nel nostro paese per svariate categorie farmacologiche e soprattutto per gli antipsicotici, gli antipertensivi, gli antiinfiammatori.
Su altri farmaci la scelta è più complessa: la ricerca a tutti i costi del risparmio sulle ospedalizzazioni, la posizione  di “cost-saving”, è una strada ardua da percorrere se si deve comunque pagare una terapia farmacologica per la durata intera di una vita, o se un prodotto ha un prezzo superiore anche oltre le dieci volte  al prezzo medio della classe di riferimento, ma si è dimostrato comunque più efficace. Entra in gioco quindi un’altro concetto, quanto si è disposti a pagare per quel miglioramento aggiunto di salute: in alcuni paesi è stato concordato un tetto sconsigliabile da superare  per anno di vita salvata, 50.000 $ negli Stati Uniti, 100.000 $ Canadesi (per QALY, anni corretti per la qualità della vita), indifferentemente quindi dalle modalità di finanziamento dell’assistenza sanitaria nel paese.  In Italia non esiste sulla carta una indicazione numerica in milioni che ci dice sino a quando si può spendere in rapporto alla sopravvivenza del paziente: questo è un vantaggio perchè non viene preclusa la possibilità di sperimentare nuovi interventiassistenziali di alto costo di sviluppo, ma è al tempo stesso un limite perchè non dà la possibilità di confrontarsi con gli altri paesi e di porsi un limite date la ristrettezza economica in cui ci è dato di operare. Scelte che rasentano l’etica si pongono a coloro che decideranno quanto investire in una campagna di  educazione contro il fumo sulla popolazione, che interessa milioni di persone, quindi  ad un basso costo per singolo utente interessato e quanto spendere invece per  l’armamentario terapeutico di ciascun paziente terminale.
Sulla cura, sulla prevenzione secondaria viviamo in un paese che garantisce i mezzi economici per la terapia farmacologica: sulla prevenzione primaria e su quello che avviene ancora prima, l’educazione ad uno stile di vita portatore di  benessere, dove il confine tra fattore di rischio e patologia dichiarata è sottile, il ruolo del decisore nei confronti dei presidi farmacologici che potrebbero rappresentare un investimento per preservare lo stato di salute non si  dimostra solidale con il cittadino.
I sussidi farmacologici per aiutare l’organismo nella disassuefazione al fumo, dipendenza riconosciuta dall’OMS come una patologia e non più solo come un fattore di rischio, oggi non sono rimborsati dallo Stato Italiano,  dagli altri Stati Europei, nè dai sistemi Medicare e Medicaid.
Tra questi prodotti che hanno diversi meccanismi d’azione ve ne sono di più e di meno efficaci, di minore e maggiore maneggevolezza (prodotti da banco e da prescrizione) ma comunque associati a degli interventi di supporto psicologico, hanno dimostrato percentuali di esito favorevole all’interruzione del fumo comprese tra il 20 ed il 40% sul numero di persone che ha desiderato interrompere il fumo. Quest’anno, in Lombardia ed in Emilia Romagna sono stati avviati dei progetti di lotta contro il fumo: i medici di medicina generale ricevono un compenso per ogni assistito che smette di fumare. Teoricamente, dovrebbe essere già nella “missione” del medico quella di educare i pazienti a non bere, non fumare e non ingrassare, senza necessità di alcun incentivo. Ma tra il limitarsi ad una semplice raccomandazione e prendere per mano il paziente guidandolo a interrompere un habitus che gli dà piacere passa una bella differenza in termini di tempo investito, competenze necessarie e risorse richieste. Nel programma, la spesa della terapia farmacologica necessaria per gestire la crisi di disassuefazione è a carico del cittadino: questo, a nostro avviso, toglie una garanzia di successo migliore su un progetto che poggia su un terreno così fragile, la volontà del fumatore.
Solo pochi piani di Managed Care negli Stati Uniti effettuano rimborso di questi prodotti, come ad esempio QualMed Washington Health Plan, che rimborsa sino a 250$ per paziente su tre mesi per la terapia di sostituzione della nicotina. Altre organizzazioni private non effettuano questo servizio in quanto le tariffe per gli assistiti sono più elevate per un fumatore, invogliando quindi la stessa clientela a modificare lo stile di vita per avere uno sconto sul prezzo del programma di assistenza.
La terapia farmacologica all’obesità, attualmente non rimborsata dal Servizio Sanitario Nazionale  è un altro caso che merita un approfondimento:  l’obesità è la risultante di una serie di fattori, genetico, psicologico, abitudinario, e rappresenta un rischio comprovato per l’artrosi, le cardiopatie, le neurovasculopatie, patologie che conducono a  gravi disabilità, la cui cura non rappresenta quindi solo il trattamento di un fattore antiestetico. Anche in questo caso, l’approccio  ottimale al paziente consiste in una serie di interventi famacologici e di supporto psicologico.  Mentre l’American Obesity Association lotta per far riconoscere l’obesità come una malattia ed una seria minaccia per la società, anche qui, Medicare e Medicaid non rimborsano la cura per l’obesità:  vi è comunque una proposta da parte del presidente Clinton di inserire questi prodotti, assieme ai sussidi farmacologici per l’interruzione del fumo, a quelli per la cura della sterilità, nel regime di rimborsabilità.
In Italia, al 1998, risultava che nel 30% degli ospedali ci fosse un tasso di ospedalizzazione inferiore al 50%: il nuovo Piano Sanitario Nazionale ha sancito l’importanza delle conversione delle strutture e delle professionalità ed è assolutamente coerente con il potenziamento della prevenzione. Ma una prevenzione solidale con il cittadino ne sostiene tutti  i mezzi essenziali per migliorare lo stile di vita. Basta leggere  le prime frasi di due articoli pubblicati sul New England Journal of Medicine nel numero del 9 marzo del 2000 “Smoking kills” e “Obesity is now a pandemic in industrialized societies”, per comprendere che stiamo trattando di temi prioritari e non di aspetti voluttuari e che quindi sia necessario valutare questi prodotti in termini farmacoeconomici, come fonte di risparmio nel prevenire conseguenze “notoriamente” dannose alla salute, un po’ meno “notoriamente” dannose alla società.
 
Maria Giulia Marini, epidemiologa
Gabriele Borro, economista politico
Ernst & Young
 

8. SERT di Arezzo: ci siamo anche noi
Nel mio servizio è ormai da tempo costituito un gruppo di operatori che si occupa di tabagismo; lo psicologo in particolare, il dott. Ranieri, ha tra l'altro un suo indirizzo di posta elettronica, che corrisponde al Centro di Documentazione e ricerca sulle Dipendenze presso il SerT di Arezzo, cui chiediamo di inviare d'ora in poi anche la newsletter. Nel ringraziarvi dell'attenzione, porgo cordiali saluti.
Dott. Paolo Dimauro
 

9. Finchè c'è fame c'è speranza
Bamako, 4 giugno
Interessantissimo l'ultimo numero delle GEA-News. Complimenti sinceri. Posso confermare che qui nei paesi del Sahel (sub-sahariani) le grandi compagnie di tabacco stanno facendo grossi sforzi e grandi compagne pobblicitarie per aumentare le loro vendite. Sanno bene che il terreno è fertile, nonostante il divieto musulmano sul tabacco. Pur di vendere, tengono i prezzi al pubblico bassissmi, facilmente abbordabili.
Buon proseguimento nelle vostre battaglie contro 'Gerico'.
David Ferraro, missionario - Bamako, Mali
 

10. Solidarietà svizzera al Ministro Veronesi
di ALBERTO POLLI
Pregassona (Cantone Ticino), 6 giugno 2000.
Egregio professor Veronesi, ci permetta di esternarle alcune considerazioni in merito al problema del fumo di tabacco.
1. Innanzitutto seguiamo con piacere ma anche con apprensione la battaglia che da anni lei conduce nella lotta contro il cancro e di rifllesso contro il tabagismo.
2. E' giusto scindere il problema del tabagismo in due: il fumo attivo e il fumo passivo.
3. Sul fumo attivo nessuno osa più mettere in dubbio la nocività, ma pochi fumatori prendono seriamente in considerazione i moniti lanciati. Si può anche ragionare egositicamente e arrendersi all'evidenza: I fumatori non diminiscono al di sotto di una certa quota percentuale e purtroppo la società dovrà tollerare e convivere con i danni causati dal tabagismo.
4. Sul fumo passivo, invece, si può fare ancora parecchio. Innanzitutto per salvaguardare coloro (e sono la maggioranza ) che non desiderano respirare il fumo degli altri, in ambienti di lavoro e pubblici (compresi i settori della ristorazione). In secondo luogo riteniamo che restringere lo spazio dove si può fumare equivale a lottare efficacemente anche contro il fumo attivo in quanto se il fumatore non può fumare sul lavoro, sui mezzi pubblici, al cinema, al ristorante, ecc.  potrà essere incentivato a non fumare del tutto.
5. Prima di lei, a regolare il problema del tabagismo, ci avevano provato i suoi predecessori, ma invano. Se non riuscira lei, questa volta, non riuscirà più nessuno, in quanto lei è la massima autorità - credibile ed autorevole - in materia, non solo a livello italiano ma europeo e mondiale.6. Le considerazioni che ci permettiamo di esternarle qui di seguito può usarle come meglio crede, se possono servire.
IL FUMO in ambienti chiusi
Innanzitutto si deve essere consapevoli che:
1. L'aria è un bene primario, fondamentale e pubblico per cui nessuno ha il diritto di inquinarla  indiscriminatamente, nemmeno il fumatore che pensa di:
- appellarsi ad una presunta libertà personale
- inquinare poco
- non recare pregiudizio agli altri
2. Inquinamento esterno e interno:
Fumare significa caricare l'aria attuale di ulteriori sostanze inquinanti e se ciò avviene in un luogo chiuso questo atto è pregiudizievole alla salute non solo del fumatore ma anche del non-fumatore che per ragioni di lavoro o per altre ragioni deve condividere lo spazio comune.
3. I motivi per cui in un ambiente chiuso lavorativo si può ragionevolmente chiedere di non fumare sono legati sicuramente al fastidio (nocumento) che il fumo di tabacco reca a chi non fuma: irritazione delle mucose nasali, degli occhi, mal di testa, puzza dei capelli e dei vestiti e altro ancora.
4. Esiste anche i Italia, probabilmente, l'obbligo del datore di lavoro nella protezione della salute del lavoratore:
Nel Canton Ticino oggi possiamo, per ciò che concerne gli ambienti chiusi in generale si fa riferimento all’articolo 52 della Legge sanitaria (cantonale):
Art. 52 E’ considerato atto pregiudizievole alla salvaguardia della salute imporre, in luogo chiuso pubblico, di uso pubblico o collettivo, l’aspirazione del fumo della combustione del tabacco a un non fumatore.
Entro la fine di quest'anno il termine "pregiudizievole" verrà modificato in "nocivo" per cui il principio suonerà così : "E' considerato nocivo alla salute imporre, ecc." e quindi sarä per noi più facile intervenire a difesa dei non-fumatori.
[Alberto Polli è presidente dell'associazione svizzera non fumatori, asnf@swissonline.ch]
 

11. Esulta Big Tobacco: potranno sponsorizzare senza problemi
comunicato stampa n. 45/00 - 15 giugno 2000
L'Avvocato Generale è del parere che il legislatore comunitario non avesse competenza ad adottare la direttiva sulla base del fondamento giuridico in essa richiamato.
Il 6 luglio 1998 il Parlamento europeo ed il Consiglio hanno adottato una direttiva in tema di pubblicità e di sponsorizzazioni aventi ad oggetto prodotti del tabacco all'interno dell'Unione europea. Questa direttiva sancisce un ampio divieto di pubblicizzare e sponsorizzare prodotti del tabacco. Essa è stata adottata nell'intento di perseguire l'obiettivo, sancito dal Trattato, del mercato interno, mediante l'armonizzazione delle normative nazionali che ostacolano gli scambi nella Comunità. In essa si afferma che le divergenze tra tali normative ostacolano il commercio di prodotti e servizi impiegati nella pubblicità e nelle sponsorizzazioni aventi ad oggetto i prodotti del tabacco.
Ambedue le cause riguardano la validità di questa direttiva alla luce del diritto comunitario. Nella prima, la Germania ha proposto un ricorso dinanzi alla Corte di giustizia chiedendo l'annullamento della direttiva. Nella seconda causa, alcuni produttori di tabacco (Imperial Tobacco e altri) hanno proposto un ricorso di annullamento nel Regno Unito ed il giudice nazionale ha sottoposto alla Corte di giustizia una questione pregiudiziale relativa alla validità della direttiva.
Secondo la Germania e i produttori di tabacco, nell'adottare la direttiva il legislatore comunitario ha esorbitato dai suoi poteri. I principali argomenti addotti sono due: in primo luogo, la direttiva sarebbe in realtà una misura intesa alla tutela della sanità pubblica, i cui effetti sul mercato interno, ammesso che esistano, sarebbero puramente accessori e, in secondo luogo, la
direttiva non sarebbe, in ogni caso, una valida misura finalizzata al mercato interno.
L'Avvocato Generale Fennelly è del parere che il problema centrale sia quello se il richiamo al mercato interno costituisca di per sé un adeguato fondamento giuridico per la direttiva. A suo parere, ove ricorresse tale premessa, la circostanza che la direttiva sia parallelamente intesa a proteggere la sanità pubblica sarebbe irrilevante in ordine alla sua validità.
L'Avvocato Generale è del parere che il divieto della pubblicità del tabacco e delle sponsorizzazioni, quale è enunciato dalla direttiva, possa considerarsi assoluto; la direttiva vieta qualsiasi pubblicità rivolta ai consumatori effettuata da operatori comunitari al di fuori del punto di vendita. Egli prende quindi in esame gli effetti positivi della direttiva sul mercato interno. A suo giudizio, l'unico effetto della direttiva è quello di precludere il commercio di beni e servizi ai quali essa fa riferimento. Secondo l'Avvocato Generale, in forza del diritto comunitario, una misura il cui unico effetto sia di vietare un'attività economica non può considerarsi idonea a rimuovere gli ostacoli agli scambi da cui è affetta tale attività.
Conseguentemente, poiché il divieto di pubblicizzazione non può considerarsi idoneo a promuovere gli interessi del mercato interno, l'avvocato generale Fennelly conclude nel senso che la Comunità non era competente a disporre un tale divieto in base alle disposizioni del Trattato richiamate. Egli propone pertanto che la Corte annulli la direttiva.
Funzioni dell'Avvocato Generale
Il compito dell'Avvocato Generale è quello di assistere la Corte di Giustizia formulando conclusioni motivate contenenti una proposta in ordine al modo in cui, a suo giudizio, la Corte di Giustizia dovrebbe risolvere la causa. L'Avvocato Generale opera in piena imparzialità ed indipendenza; le conclusioni dell'avvocato generale non vincolano la Corte di Giustizia.
(Documento non ufficiale ad uso degli organi d'informazione, che non impegna la Corte di Giustizia. Per il testo integrale delle conclusioni consultare la pagina www.curia.eu.int.
Per maggiori informazioni: dott.ssa Estella Cigna, tel: (00352) 4303 2582 fax: (00352) 43032734).
 
Commento:
[Purtroppo questa non è una buona notizia. Abbiamo sempre dubitato che la Direttiva potesse andare a buon fine, ma ci pareva ormai cosa fatta, approvata, e attendevamo solo il 2006 per non vedere più pubblicità nei Gran Premi. Ed invece ci sarà ancora da battagliare, brutto termine che però rende bene l'idea.] Avv. Masullo - Codacons.


Pari opportunità
 
"Il Tabacco è la droga delle pari opportunità per eccellenza: uccide adulti, bambini e non-fumatori."
 
di Michele Wronski
Wachusett Board of Health Tobacco Program Holden, MA  USA
 

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