1. Editoriale: Essere Maria Teresa,
oggi.
di GIACOMO
MANGIARACINA
Maria Teresa ha 38 anni, terapista della riabilitazione e
moglie di un medico. Ha smesso di fumare da tre settimane ed è scivolata in una
forma di depressione con tratti aggressivi nei confronti delle persone che le
stanno accanto. Una situazione difficile da gestire in un contesto familiare e
pure lavorativo. Nella sua famiglia di origine hanno fumato i genitori (poi
hanno smesso in età matura) e fumano i fratelli. Teresa ha praticamente
vissuto un'infanzia immersa nel fumo di tabacco. E non riuscendo a crearsi uno
scudo di difesa adeguato, e' diventata inevitabilmente fumatrice a 16
anni.
Ma come è iniziata questa storia? Come
spesso succede ai fumatori, Teresa pensa ad un certo momento di provare a
smettere di fumare, ma come agire? Dopo qualche tentativo scomposto ed
improntato sul fai da te, un amico la incoraggia a recarsi presso una struttura
ospedaliera. Qui viene sottoposta a visita, le viene prescritta una terapia con
Bupropione ed un controllo una volta ogni 15 giorni. Dopo
tre settimane Teresa dimostra di non tollerare bene il farmaco ed è in pieno
panico. Che fare? In ospedale sono a corto di cartucce, e quando il marito propone alla moglie di venirmi a trovare in studio,
Teresa accetta.
E qui inizia il percorso critico di questa
vicenda.
La struttura a cui Teresa si e' rivolta, è rinomata fra
gli ospedali romani, e sembra che il medico sia un serio professionista
specializzato nelle malattie respiratorie. Eppure qualcosa non sembra
funzionare. Non ha certamente funzionato la modalità di approccio basata sul
farmaco, non funziona la modalita' di intervento, non funziona la scarsa
preparazione del medico al tipo di intervento, nonostante la buona volonta' e la
capacita' professionale.
Il trattamento della dipendenza tabagica non puo' essere
affrontato su un piano di omogeneita' di intervento, e pertanto e' materia
da professionisti con una preparazione ad hoc. Vale a dire che non
basta essere medici o psicologi per sapere dove mettere le mani.
Occorre assimilare nuove conoscenze e nuove metodologie di approccio al
problema. Con tutta umilta' il professionista deve riconoscere che la
materia merita approfondimento di conoscenza e di esperienza, e che
l'improvvisazione non paga. Lo devono riconoscere anche le aziende del farmaco,
che devono puntare primariamente sulla formazione del medico piuttosto che
su tradizionali strategie di marketing. Ed in effetti la Knoll, che in
Italia distribuisce con Glaxo il Bupropione (Quomem, Zyban), sta dimostrando di
percorrere la strada giusta avviando 400 specialisti a Milano, per un programma
di formazione organizzato dall'Istituto Europeo di Oncologia.
E Teresa? Si prepara ad un nuovo itinerario di
cambiamento, con pazienza, rinnovata speranza, e con la certezza di essere in
buone mani. Mentre questa rinnovata condizione la rassicura, noi rimaniamo
in allarme. Il futuro della tabaccologia e della lotta al tabagismo passa anche
dall'acquisizione di nuove competenze su una patologia che ancora, persino
negli ambienti medici viene ancora definita "vizio". Ci si muoverebbe davvero
male se istituzioni, enti, ordini professionali e societa' scientifiche non
ridanno giusta forza ad un verbo appropriato:
formazione.
2. Ricordando Arnao
di MARCO MENNA
Qualcuno si commuove in redazione nel ricordare Arnao.
Medico,
nato a Milano nel 1926, e' deceduto il 14 novembre 2000. E' stato impegnato
nella ricerca sulla politica della droga dagli anni 70. E' stato membro della
redazione di "The International Journal of Drug Policy" di Liverpool e
responsabile scientifico di Forum Droghe.
Principali
pubblicazioni:
Rapporto sulle droghe (1983) Feltrinelli
Erba
proibita. Rapporto su hashish e marijuana (1983) Feltrinelli
Cocaina.
Storia, effetti, cultura, esperienze (1983) Feltrinelli
La
Droga Perfetta. Rapporto sul tabacco da
fumo (1983) Feltrinelli
Il dilemma eroina. Rituali e
ricerche (1985) Feltrinelli
Perché legalizzare la droga significa
ridurne la pericolosità, nel volume Legalizzare la droga. Una ragionevole
proposta di sperimentazione a cura di Luigi Manconi (1991) Feltrinelli
Cocaina e crack. Usi, abusi e costumi (1993) Feltrinelli
Proibito
capire. Proibizionismo e politica di controllo sociale (1990) Gruppo Abele
Proibizionismo, antiproibizionismo e droghe (1992) Stampa Alternativa
millelire
Tutte le droghe del presidente (1996) Sperling e Kupfer
La droga in cento parole (1999) Baldini&Castoldi
3. Da Milano, 400
Professionisti Antifumo
di ELENA CALVI
E' vero che in questo momento sul Fumo è
importante attivarsi e muoversi perchè il terreno è ricettivo ma è altrettanto
vero che è difficile trovare professionisti che abbiano voglia di impegnarsi.
Come Sanità senza Fumo (SSF), associazione non profit e costola dell'Istituto
Europeo di Oncologia (IEO) e del prof. Veronesi già da cinque anni, ci muoviamo
su più fronti tra cui quello della formazione di medici che vogliono fare
terapia antifumo. Ci rendiamo conto che 'insegnare' oggi terapia antifumo non è
più sufficiente. Se si vuole fare 'cultura' sul tema, coinvolgere medici ed
operatori sanitari, produttori di farmaci e pubblico/pazienti, si deve,
giocoforza, allargare il tiro. Chi si occupa di Fumo, quindi, lo deve fare a
360°: sul piano clinico-terapeutico, sociale, politico, della comunicazione,...
e con un discreto livello di consapevolezza. Da qui nasce l'idea del Master,
organizzato dall'IEO e da SSF come braccio operativo, sponsorizzato dalla casa
farmaceutica Knoll. Questa si occuperà di convogliare allo IEO, nelle date
previste, circa 100 specialisti per volta, per un totale di 400,
provenienti
da tutta Italia, scelti con alcune caratteristiche, che verranno formati come
professionisti antiFumo. Lo sforzo, come si può intuire, è notevole. E' però
notevole anche quello che 'restituiamo' loro e che in questo momento, in Italia,
e forse in Europa, difficilmente possono trovare. L'idea cardine è che i
partecipanti al Master, che usciranno con una patente dello IEO, potranno
chiamarsi professionisti antifumo. C'è sempre più necessità di medici in grado
di rispondere ad una sempre crescente richiesta da parte del pubblico, ma anche
del privato, di diventare smoke-free, e quindi, accanto alle policy antifumo si
vogliono creare professionisti capaci di lavorare, anche su grandi numeri di
persone, che sappia gestire la disassuefazione per quanti lo richiedono. Larga
parte del programma è dedicata all'interattività tra medico e paziente, gestita
da esperti sulla comunicazione e sull'ascolto che daranno, a ciascun
partecipante, un feed back sulleproprie capacità già in atto e su quelle da ...
migliorare. Ogni sessione di master è divisa in tre moduli (mercoledì
pomeriggio, giovedì tutto il giorno, e venerdì mattina). Le date sono : 21-22-23
febbraio, 21-22-23 marzo, 28-29-30 marzo e 11-12-13 aprile. La partecipazione al
Master è estesa a tutti i medici specialisti che, facendo prevenzione primaria o
secondaria sui propri pazienti, desiderano 'attrezzarsi' in modo più strutturato
e d efficace - pena il fallimento (del paziente) e la frustrazione di entrambi
(medico e paziente). La frequenza è obbligatoria e, al fine del posibile
accreditamento nei Crediti Formativi, al termine delle sessioni verrà fatto un
apposito test di valutazione (soprattutto sulle motivazioni a fare interventi
anti-Fumo).
[Elena Calvi - resp. Medico Sanità Senza
Fumo - Istituto Europeo di Oncologia, Milano]
4. Multimediando:
interviste sul web
1
miliardo e 200 milioni: tanti sono i fumatori nel mondo, praticamente un
quinto della popolazione. 4 milioni di persone ogni anno muoiono a
causa del fumo, 90 mila solo in Italia. 16 milioni di italiani fumano, in
media, 14 sigarette al giorno, spendendo 1.825.000 lire a testa in un anno. Ma
quasi l'80 per cento degli italiani "innamorati" della sigaretta vorrebbe
smettere: per aiutarli è nato il "Progetto fumo", voluto da Aipo
(Associazione italiana pneumologi ospedalieri), Fimmg ( Federazione italiana
medici di famiglia) e Federfarma (Federazione nazionale unitaria dei titolari di
farmacia italiani).
Su "Essere&Benessere" il dottor Eugenio
Sabato, coordinatore nazionale Aipo del Gruppo Fumo e membro del
direttivo nazionale della Sitab, spiega quali sono le conseguenze del fumo sulla
salute, perché è importante smettere di fumare, e cosa
fare.
[Il file audio
della trasmissione puo' essere scaricato all'indirizzo sotto
riportato:
5. Consulta sul
Tabagismo: facciamo il punto
Un lavoro paziente e accurato, una tela ben tessuta. E'
cosi' che potrebbe essere definita in prima battuta la Consulta Nazionale sul
Tabagismo. Un tavolo attorno al quale nel 2000 si sono seduti rappresentanti di
organismi diversi, istituzionali e non, per lavorare su tematiche specifiche fra
cui prioritaria la costituzione di una societa' scientifica, la costituzione di
un corpo compatto che incrementi il potere di negoziare con le istituzioni e gli
alti livelli della sanita' italiana, e lo sviluppo di strategie comuni di lotta
al tabagismo. Alla base di questo progetto l'impegno di Maurizio Laezza,
pneumologo, coordinatore dei programmi tabagismo della Regione Emilia Romagna
e creatore del Centro Antifumo di Ferrara, Giovanni Forza, psichiatra del
SERT di Padova e membro del Gruppo di Interesse sul Tabagismo (GITab), e Giacomo
Mangiaracina, igienista, presidente della Societa' Italiana di Tabaccologia
(SITab). Il lavoro comune ha permesso sicuramente di raggiungere il primo
obbiettivo concreto, quello della societa' scientifica. Lo scorso novembre
il GITab diramava un comunicato con cui annunciava l'intenzione di confluire
nella SITab, e appena qualche giorno fa, alla Regione Emilia Romagna, che ha
assunto il ruolo di istituzione guida, si e' cercato di dare un profilo organico
e legale alla Consulta. Si vuole una struttura snella e
rappresentativa del panorama italiano di organismi che sono parte in causa, o
che intendono esserlo, nei programmi di controllo del tabagismo. Al tempo stesso
si e' concordato un documento da presentare ai parlamentari italiani. Per
ulteriori informazioni:
www.tabaccologia.org
6. Istituzioni senza Fumo: cambiare si
puo'
Non è facile
trasformare un’istituzione italiana in un’area “smoke free”. Lo sanno benissimo
l’attuale ministro della sanità Veronesi e il presidente della Lega di lotta
contro i Tumori, Ravasi, che non anni fa convocarono nell’aula magna tutti i
medici, infermieri, amministrativi dell’Istituto Nazionale Tumori per iniziare
una campagna anti-fumo. All’incontro si presentarono in sette, e ll’idea fu
accantonata in attesa di tempi migliori. Abbiamo riprovato con una serie di
iniziative, culminate poi il 1° gennaio 2000 nella dichiarazione, affissa
in tutti i locali: “Questo è un luogo di ricerca e di cura, è vietato fumare”.
Questa volta l’impatto è stato diverso, oggi è difficile vedere un camice bianco
con la sigaretta in bocca, il fumo è tollerato solo all’aperto, ma soprattutto
siamo riusciti a cambiare il clima: si è affermato che il primo diritto dei
dipendenti e dei cittadini è quello di non essere costretti a respirare il fumo
di sigaretta e non quello di fumare dove e quando uno voglia. La campagna
“Istituto senza fumo” coordinata dal Direttore Sanitario è diventata una
presenza costante con le sue iniziative e i suoi incaricati nella quotidianità
del lavoro di cura e ricerca.
I passi fondamentali di questa esperienza sono
stati:
1. La presa di coscienza e la piena titolarità dell’iniziativa da
parte della dirigenza: la campagna è stata annunciata con una lettera
personalizzata ad ogni dipendente e ripresa con un’assemblea pubblica in cui il
Commissario Straordinario, il Direttore Scientifico e il Direttore Sanitario
hanno risposto alle obiezioni e dichiarato ufficialmente che la scelta anti-fumo
dell’INT è assolutamente fondamentale per il senso stesso del lavoro di cura e
ricerca. Le nuove norme vengono confermate da un questionario somministrato ai
dipendenti da cui risulta una forte maggioranza favorevole ad eliminare il fumo
da tutti gli ambienti di lavoro.
2. La capacità di mantenere tutti i locali
liberi dal fumo di sigaretta è entrata a pieno titolo tra i requisiti di
valutazione di ogni responsabile di unità operativa o di ufficio e quindi nella
valutazione periodica di ogni dirigente.
3. I dirigenti si avvalgono
dell’aiuto di un gruppo specifico di dipendenti che per le loro mansioni (capi
ufficio, capi sala) e/o per motivazione personale diventano i responsabili della
campagna e con la loro presenza dissuasiva assicurano l’intervento anche nei
luoghi “difficili”: corridoi, scale etc.
4. Si ricerca la collaborazione di
altre forze qualificate: l’Istituto partecipa a “Progetto A.MI.CO (Approccio
alla MIsurazione del CO)” della Società Italiana di Medicina Generale (SIMG) per
utilizzare la misurazione del monossido di carbonio come azione e intervento
motivante e dissuasivo per i fumatori e confermante per i non fumatori. Nella
giornata mondiale anti-fumo si organizza la misurazione del CO a più di 500
persone fra dipendenti, pazienti e visitatori. A ciascuno viene consegnato un
regolo interpretativo e viene offerta l’opportunità di un colloquio con uno
psicologo della Lega contro i Tumori o con il nostro pneumologo. L’iniziativa
viene ripetuta con i medici di base presenti ad un corso d’aggiornamento e in
una piazza centrale di Milano in collaborazione con la Croce Rossa
Italiana.
5. Si indirizzano i fumatori che vogliono smettere ai corsi
per la disassuefazione organizzati dalla Lega contro i Tumori.
6. Si inizia
un progetto di ricerca e intervento su stress. fumo e condizioni di lavoro, in
collaborazione con la Società Italiana di Psico-Oncologia (SIPO). Si tratta di
un intervento sul tema del burn-out in oncologia e la sua relazione con
l’abitudine al fumo, rivolto a un gruppo di dipendenti a cui viene proposto un
percorso di riflessione e momenti di esercizi psicocorporei sul tema dello
stress lavorativo e dell’abitudine autodistruttiva al fumo.
L’intervento ha prodotto un indubbio cambio ambientale e
d’immagine dell’istituzione. Ad un anno dall’inizio della campagna si procederà
anche ad una valutazione dell’incidenza dell’abitudine al fumo con la
riproposizione del questionario che dovrebbe fornire anche una valutazione
dell’impatto delle iniziative sui singoli dipendenti. In questo momento l’equipe
della campagna sta procedendo a organizzare nuovi interventi per reiterare la
scelta istituzionale e si propone in stretta intesa con il progetto AMICO dei
medici di base della SIMG di utilizzare il know how acquisito nella campagna per
costituire una task force di intervento presso altre istituzioni od aziende
desiderose di entrare nel circuito dei luoghi smoke free per promuovere la
propria immagine e soprattutto, la salute di dipendenti e
cittadini.
Mazza Roberto, IP Ufficio Relazioni con il Pubblico Istituto Nazionale
Tumori
Boffi Roberto, Pneumologo Istituto Nazionale Tumori
Invernizzi
Giovanni, Medico di base (Società Italiana di Medicina Generale)
Murru
Luciana, Psicologa e Psicoterapeuta, Istituto Nazionale Tumori
Majno Edoardo,
Direttore Sanitario, Istituto Nazionale Tumori, Milano
Alleghiamo una serie di
documenti sulla nostra esperienza: la delibera e il regolamento, le lettere
sull’argomento inviate ai dipendenti e ai pazienti, alcuni modelli di lettera di
invito ad adeguarsi alle norme….