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Costi e profitti

 

 
  1. Gli italiani spendono per le sigarette circa 16.598 miliardi l'anno.
  2. Un chilo di tabacco costa circa 2 $, e serve a produrre 1.400 sigarette. Una pianta produce 2 tonnellate di materiale per ettaro.
  3. Gli incassi delle 6 multinazionali che producono sigarette (American Brands, BAT, Hanson, Philip Morris, Rembrandt, RJR Nabisco) sono pari a una cifra 60 volte superiore al bilancio annuale dell'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità).
  4. Queste imprese stanno perdendo nei Paesi avanzati circa 800.000 clienti al giorno: di qui la ricerca di nuovi mercati (asiatici), il tentativo di rendere più pesante la nicotina (per aumentare la dipendenza), il tentativo di sostituirla con sostanze alternative (che però danno ancora dipendenza), o di produrla con la stessa quantità di catrame e nicotina ma più corta, o di produrla più sottile, o senza fumo (Eclipse), la ricerca di fasce di clienti con età sempre più bassa (il 60% delle persone che fumano cominciano infatti prima dei 14 anni)... Si teme anche la concorrenza che produce gomme da masticare alla nicotina.
  5. Ogni giorno le compagnie americane spendono 11 milioni di dollari in pubblicità: più di quanto il governo USA spende per la prevenzione del Fumo in un anno. Per esempio, la quota di mercato delle sigarette Camel, per minori di anni 18, è balzata da meno dell'1% al 33% in tre anni, grazie ad una campagna pubblicitaria che vedeva come protagonista un personaggio dei cartoons.
  6. Nel Terzo mondo, negli ultimi 25 anni, il consumo di sigarette è cresciuto del 70%.
  7. Le sigarette odierne, a causa della diversa tipologia del tabacco, pesano circa la metà di quelle del secolo scorso: in questo modo le imprese hanno potuto realizzare maggiori profitti.
  8. La Philips Morris è la prima produttrice di sigarette del mondo ed è presente in 180 nazioni: le sigarette Marlboro sono il prodotto di largo consumo più vendto. Questa Compagnia ha tre attività: tabacco, alimentari (Kraft) e birra (Miller). È grande come la Fiat, con un fatturato di oltre 50 miliardi di dollari. La birra (solo mercato interno) conta per 1/10 del totale; alimentari 6/10 (1/3 estero); tabacco 3/10 (metà estero). L'impresa ha usato i profitti del tabacco per entrare in altri settori. Ora spinge il tabacco nei paesi più permissivi.
  9. Tra il 1987 e il 1995, solo in sigarette Marlboro, Diana, Mercedes, Muratti, PM lights prodotte in Italia, la Philip Morris ha realizzato un volume d'affari di 10.000 miliardi di lire, al quale bisogna aggiungere, nello stesso periodo, altri 7.000 miliardi di prodotto finito importato in Italia da altre "affiliate" in Belgio e Olanda. La Philip Morris nel 1972 vendeva il 24% delle sigarette smerciate nelle tabaccherie italiane; nel 1985 era arrivata al 29%; nel 1991 al 44%; nel 1995 ne ha vendute il 51,4%. Oggi il Monopolio italiano detiene il 43%.
  10. La Seita, che produce Gauloises e Gitanes, è il numero 1 della Francia: 45,2% del mercato, 6.000 dipendenti, fatturato 14,1 miliardo di franchi (utili del `94: 585 mil.). Produce sigarette anche in Belgio e Paraguay, è proprietaria della Pall Mall e Lucky Strike e in Africa della Coralma. Fa fabbricare su licenza Gauloises e Gitanes in Ungheria, Slovacchia, Slovenia e Polonia. Sue vendite: 25% in Africa, 23% in Asia e America. Si serve di una rete di 35.500 tabaccherie.
  11. L'industria americana del tabacco controlla un mercato di 50 miliardi di dollari l'anno.
  12. I costi sanitari in Italia per le cure dei malati da Fumo sono così elevati che per pareggiare i conti un pacchetto dovrebbe costare dalle 15 alle 20.000 lire.

Per saperne di più: www.library.ucsf.edu/tobacco/bw.html

 

 

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